giovedì 26 maggio 2011

Storia di Treviso

Le origini di Treviso sono piuttosto incerte. Il nome, probabilmente, deriva dal latino Tervisus che significa “tre colline”, che corrispondono alle attuali piazza Duomo, Piazza dei Signori e Sant' Andrea, su cui erano edificati i primi insediamenti.
Dopo la conquista romana della Gallia Cisalpina, la cittadina di Tarvisium divenne municipio romano (in seguito alla legge Roscia con la quale Cesare, nel 49 a.C., estense la cittadinanza romana alle popolazioni della "Gallia Togata"), quindi sede di attività amministrative e commerciali.
In epoca romana, comunque, Treviso fu un centro di minore importanza rispetto a Oderzo, Aquileia e Ceneda. La città, tuttavia, con le sue caratteristiche vie d’acqua e il rigoglioso paesaggio, suscitò l’interesse di Augusto, che aveva compreso l’importanza strategica del fiume Sile, principale collegamento con il mare e con la città di Altino, porto marittimo sull’Adriatico.
La decadenza dell'impero romano coinvolse anche Tarvisium. La città fu contesa tra Goti e Bizantini, cui succedettero i Longobardi e i Franchi. Verso il 911 la città fu saccheggiata dagli Ungheri e nel 1014 si costituì in comune indipendente.
Treviso si sviluppò grandemente, s'ingrandì e si arricchì di magnifiche case affrescate. La città si animava di feste e celebrazioni che richiamavano fra le sue mura gente di tutta Italia. Nel XIII secolo, anche Treviso visse la crisi del comune e l'affermarsi del governo signorile. I primi ad impossessarsi di Treviso furono gli Ezzelini che dominarono con ferocia il territorio tra il 1237 e il 1260. Nel '300 la Marca fu coinvolta in guerre e saccheggi.
Dopo il 1509 Treviso fu trasformata in fortezza e dotata delle sue celebri mura. Sotto la guida dell'architetto ingegnere idraulico veronese Fra' Giocondo, la città subì una grande traformazione: furono eretti imponenti bastioni ed eseguite grandi opere idrauliche dentro e fuori le mura, i borghi furono ristrutturati e le porte d'accesso alla città divennero tre ( Porta San Tommaso, Porta Santi Quaranta, Porta Altinia). La capacità difensiva di Treviso fu enormemente potenziata. La città passò sotto l'autorità austriaca e poi al regno italico per tornare nuovamente all'Austria nel 1813. In quel periodo andarono perdute opere d'arte, furono abbattuti importanti palazzi, soppressi molti monasteri e danneggiate molte delle antiche facciate affrescate.
Nel '900 Treviso e il suo territorio si trovarono immersi nella Grande Guerra, tanto che un po' dovunque, nel Trevigiano, vi sono tracce nella toponomastica (Moriago della Battaglia, Nervesa della Battaglia, Sernaglia della Battaglia etc.), resti di trincee, tabelle, reperti conservati nei Musei, mausolei e monumenti ai caduti. Insomma, la I Guerra Mondiale fu davvero per la Marca una "Grande Guerra". La città fu molto bombardata, un terzo delle case furono distrutte o danneggiate gravemente. Ancor di più Treviso soffrì per i bombardamenti aerei durante la Seconda Guerra Mondiale, che causarono migliaia di vittime e distrussero molti edifici pubblici e monumenti di notevole interesse storico ed artistico. Per la popolazione gli anni di guerra furono durissimi: finirono nel 1945 quando partigiani e popolo liberarono la città e la provincia.

lunedì 23 maggio 2011

La cultura a Treviso

Biblioteche

Le biblioteche comunali sono cinque (ma quella di Borgo Cavour e la Biblioteca dei Ragazzi condividono la stessa sede), tre delle quali si trovano nel centro storico. Treviso vanta tuttavia un patrimonio librario e archivistico ancora più ricco: si contano infatti diverse altre realtà gestite da fondazioni private e da altre istituzioni, quali ad esempio la diocesi.


Università


Benché la città vantasse un proprio ateneo in periodo medievale, solo di recente le Università di Padova, la "Ca' Foscari" e lo IUAV hanno stabilito alcune sedi distaccate anche a Treviso. Le lezioni si svolgono principalmente presso l'ex Ospedale dei Battuti, acquistato e ristrutturato dalla Fondazione Cassamarca.
Vedi anche qui per ulteriori informazioni sull'università.

Palazzo dell'Umanesimo Latino


Musei

Il Museo Civico, intitolato all'abate Luigi Bailo, fondatore e primo direttore, venne inaugurato nel 1882 come Museo Trevigiano. Si articola in tre sezioni distinte: quella archeologica, di carattere territoriale, in quanto raccoglie reperti ritrovati nella città stessa o nei dintorni, datati dal II millennio a.C. all'Alto Medioevo; la pinacoteca, che riguarda l'arte dal Rinascimento all'Ottocento (Giovanni Bellini, Paris Bordon, Lorenzo Lotto, Tiziano, Rosalba Carriera, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, Francesco Guardi, Pietro Longhi); la galleria d'arte moderna, che espone opere dalla fine dell'Ottocento in poi (Arturo Martini, Gino Rossi, Guglielmo Ciardi, Sante Cancian).
L'esposizione ha sede nell'antico convento dei Gesuiti, fondato nel XV secolo e passato ai Carmelitani nel 1681.
Vedi anche qui per ulteriori informazioni sul Museo Bailo, e qui per gli altri complessi museali trevigiani.



Musica & Teatro

A Treviso si svolge annualmente uno dei maggiori festival nazionali dedicati alla musica antica per organo. Oltre alla stagione del Teatro Comunale e alla sua orchestra la città è sede di numerosi cori polifonici e popolari (nel 2003 ha ospitato il festival della coralità veneta), tra cui il coro Stella Alpina, diretto da Diego Basso; la città, infine, ha una sua Banda Musicale (Banda musicale Domenico Visentin di Treviso) nata, nella sua forma attuale, nel 1963.
Da molti anni, inoltre, nella prima settimana di luglio si svolge il Festival musicale "Suoni di Marca". Il contesto è quello delle mura del centro storico.
Treviso ha dato i natali a Giuliano Carmignola uno dei più famosi violinisti in attività.
Da ricordare, inoltre, il Teatro Eden, che ha riacquistato, dopo anni di abbandono, la dignità di luogo di cultura e di spettacolo.
Il teatro, esteriormente in puro stile liberty, offre 465 posti a sedere ed è stato dotato di attrezzature sceniche all’avanguardia, tali da renderlo sede idonea anche per grandi compagnie di prosa ed orchestre.

VILLE VENETE

Villa Manfrin

Villa Manfrin, detta Margherita, è una villa veneta di Treviso, ubicata nella frazione di Sant'Artemio, lungo la SS13. L'edificio si dispone su tre livelli, con una facciata sviluppata in lunghezza; lo stile è neoclassico, con il frontone centrale e i piccoli timpani che sovrastano le monofore del piano nobile e il portale, anch'esso al piano nobile, raggiungibile attraverso due scale a gomito, che lo collegano direttamente al giardino antistante, dov'è presente una fontana decorata da elementi scultorei. Internamente, nelle sale più importanti, sono conservati degli stucchi.Tra gli annessi della villa vi sono due barchesse che danno al complesso una disposizione a U, essendo perpendicolari alla facciata posteriore dell'abitato. Il grande giardino, ben curato e dotato di peschiera, è arricchito dalla presenza di numerose statue.


Villa dei Reali di Canossa

Fu costruita nel secolo XVIII sui resti di una abbazia Benedettina. Lo stile del corpo centrale è barocco veneziano, con un timpano sulla facciata, un ampio loggiato a piano terra è adibito a museo archeologico, con reperti provenienti dagli scavi di Altino. Ha parco, giardino, barchesse, scuderie, pozzi ed un laghetto. Sul timpano e negli interni ci sono gli stemmi dei De Reali. In quattro stanze del primo piano ci sono pregevoli stucchi veneziani. Tutto il complesso è immerso in un suggestivo parco. All'interno sono ospitate una collezione di pietre e cippi romani ed una rifornitissima collezione di mappe antiche. Una parte indipendente della villa è stata ristrutturata per riunioni di lavoro, incontri conviviali e ricevimenti esclusivi.


Villa Franchetti


Villa Franchetti, o  Albrizzi Franchetti, è una villa veneta situata a San Trovaso, frazione del comune di Preganziol (Treviso). Fu innalzata tra il 1680 e il 1700 lungo il Terraglio, in uno dei luoghi di villeggiatura favoriti dai patrizi veneti. La costruzione di mezzo ha le forme tipiche dei palazzi signorili veneti per la facciata e il frontone centrale con un timpano. Sul davanti (primo e secondo piano) vi sono due balconate a tre luci. All'interno, le sale e le stanze sono ornate da stucchi settecenteschi. Il parco all'inglese, molto vasto, fu ampliato ulteriormente aggiungendovi piante esotiche provenienti dai numerosi luoghi.


Villa Avogadro degli Azzoni


Fu eretta verso la metà del ‘500 dai Conti di Onigo, sulla sponda del fiume Melma. L’edificio è a pianta quadrata con un’ampia gradinata che sale dal giardino alla loggia. I soffitti del primo piano sono tutti alla sansovina; il secondo piano ha un salone con alto soffitto a vela, decorato da busti di imperatori romani. Il giardino ed il parco sono popolati di statue e con una bella fontana di marmo del ‘500.

sabato 21 maggio 2011

LA RESTERA

A Casier iniziano le tipiche passerelle in legno, ponticelli eretti su palafitte tra zone di escavazione del fiume, proprio dove il Sile diventa largo e tranquillo. E' qui che, tra canne e alti falaschi, compaiono i 'burci', le grandi barche che venivano usate per il trasporto delle granaglie. Relitti sprofondati e insabbiati di archeologia industriale che fanno la gioia degli uccelli e dei pesci che hanno eletto a paradiso questo tratto del Sile. Ancora un paio di chilometri e si giunge davanti alla chiesa di Casier, addossata a un pugno di case. Al piccolo porto sono attraccati grappoli di barche che provengono dalla foce del Sile, da Venezia.



I punti di accesso al percorso sono diversi, ma quelli che riteniamo più comodi per parcheggiare l'auto e quindi proseguire in bicicletta sono quelli evidenziati con apposita segnaletica "Alzaia del Sile" e riguardano le seguenti località: Fiera di Treviso, Villapendola di Casier, Casier porto, Villapendola e porto di Silea.
Partendo da Fiera o da Ponte della Gobba, a Treviso, si percorre l'argine sinistro del fiume (restera) dove una volta i barconi (burci) sostavano in attesa del carico o scarico delle merci da lavorare o prodotte nei mulini e nelle manifatture della città.

Proseguendo si arriva, dopo aver superato un ponticello pedonale ad unica campata, a Villapendola; tenendosi sempre lungo la strada alzaia posta sull'argine sinistro del ramo del Sil Morto si giunge in prossimità della Chiesa di S. Antonino dove una volta vi era un porticciolo che consentiva di scaricare le merci per Casier, Cendon e per le fornaci che li erano numerose. Una volta raggiunto il Lago Verde si può fare una piccola sosta per ammirare un ambiente di ex cava recuperato alla fruizione collettiva per attività sportive, per il tempo libero ed il ristoro e successivamente attraversare, su di un percorso aereo sull'acqua, un ambiente rinaturalizzato a canneto ove si possono osservare molte specie di uccelli acquatici ed il "cimitero dei burci".



Il percorso prosegue lungo l'argine prospicente dell'oleificio Chiari & Forti, ove una volta vi era un passo a barca per accedere ai mulini di Silea, sino a raggiungere il piazzale del centro di Casier ed il porticciolo recentemente attrezzato con briccole e pontili. Oltre che dal porto di Silea, anche da qui parte la motonave "Silis" che trasporta i turisti e le scolaresche lungo il Sile sino in laguna, a Burano e Torcello.
Si continua sino alla "casa degli artisti", un centro culturale realizzato attraverso il recupero di una vecchia porcilaia; si prosegue lungo un argine recentemente consolidato per evitare l'ulteriore degrado causato dal moto ondoso dell'acqua che lo bagna da ambo i lati. Si incontra quindi un ponte mobile, che consente il transito dei motoscafi di un cantiere nautico, sino all'area industriale di Casier ove il percorso termina in attesa della realizzazione del secondo tratto sino a Casale e poi alla conca di Portegrandi.



Quando il Sile arriva a Treviso è ormai adulto e le sue sponde, che nell'alto corso erano basse e paludose, lasciano spazio ad un sistema di alzaie (o restere) necessarie un tempo per trainare a riva le grosse barche che risalivano la corrente. La restera, oggi, è considerata come strada nazionale: parte dal capoluogo della Marca, collega diversi comuni appartenenti alle provincie di Treviso e Venezia e conduce fino alla Conca di Portegrandi. Percorribile in bicicletta o a piedi imboccando viale Iacopo Tasso, all'altezza di Ponte Garibaldi, la restera si immerge nel verde lasciandosi alle spalle la circonvallazione esterna delle mura e porta allo sterrato che segue i meandri del fiume. E' la strada che un tempo veniva percorsa dai cavalli che trainavano con le funi le barche contro corrente, verso Treviso, in direzione del porto di San Martino, dentro le mura cittadine.

All'epoca, persone e merci arrivavano da Venezia seguendo il corso del Sile che rappresentava una delle vie maestre della Serenissima verso il nord, la porta verso i mercati della terraferma. Da Venezia si imboccava il Silone, la foce del Sile, e si risaliva la via d'acqua bordata da salici e ontani.

LE TORRI DI TREVISO

Le prime notizie riguardanti la presenza delle torri a Treviso risalgono al 1100; tali costruzioni erano adibite ad abitazioni (una, di proprietà della famiglia da Romano, era usata come carcere, ma la maggior parte era stata eretta per motivi strategici).

Una delle torri più importanti a Treviso era collocata presso Porta Sant’Agostino, ma numerose erano anche quelle nei pressi delle Mura.
Nei secoli il loro numero si ridusse perché era cambiato il modo di fare la guerra; in parte furono abbandonate ed in parte crollarono a causa dei terremoti, come avvenne nel 1117, nel 1222 e nel 1551.
Attualmente le torri presenti a Treviso sono quattro.


  • LA TORRE DEGLI OLIVA, in via Paris Bordone,  è una costruzione in mattoni a pianta quadrata la cui realizzazione risale al 1200; la parte inferiore è stata completamente rifatta, mentre quella superiore, pur avendo subito delle modifiche, lascia intravedere ancora la sua struttura originaria. La maggior parte delle finestre presenta un arco superiore cieco leggermente incavato oppure a filo muro.

Torre degli Oliva




  • La TORRE DEI CANONICI, collocata sempre in Via Paris Bordone, si affaccia su Piazza Pola; si tratta, analogamente alle altre, di una struttura in laterizio che risale al 1200. Nella sua storia la Torre Canonici subì numerosi rimaneggiamenti; tra questi uno dei più significativi fu quello curato dal Canonico P. Loredan agli inizi del XVI secolo, durante il quale fu ristrutturata pesantemente la parte sinistra; seguirono poi altre opere di restauro nel corso del XIX secolo.

Torre dei Canonici


  • La TORRE DEL VISDOMINO, in Via Cornarotta, era anticamente denominata “Torre Cornarotta” perchè di proprietà dell'omonima famiglia; fu poi acquistata nel 1500 dai Burchiellati da cui prese il nome. Nella seconda  metà del '500 fu abitata da Bartolomeo Burchiellati, professore di medicina all'Università di Padova, e dal 1909 al 1915 fu utilizzata dallo scultore Arturo Martini come studio.


Torre del Visdomino



  • La TORRE CIVICA, ben visibile da Piazza dei Signori, cambiò più volte aspetto nella storia, così come mutò l'aspetto del Palazzo della Prefettura attiguo. La Torre Civica, assieme a quest'ultimo edificio e a Palazzo dei Trecento, rappresenta il simbolo di Treviso da sempre.


Torre Civica

FONTE: trevisoinfo.it

giovedì 19 maggio 2011

Le Vip

Le Vip è un locale (shot-bar) di Treviso, è facilmente raggiungibile essendo vicino ad una delle piazze trevigiane più conosciute, cioè Piazza della Vittoria. E' un locale piuttosto "semplice", niente di esageratamente costoso. La maggior parte dei frequentatori sono giovani (anche adolescenti), ragazzi che magari il sabato sera non sanno dove sbattere la testa e vanno a farsi una passeggiata in centro. E poi vanno a bere qualcosa al Le Vip.

Il posto non è molto grande, ma è decorato in modo molto originale e a tema. E' un locale semplice, come ho già detto, anche perché ci lavorano e ci vanno persone semplici, che si rendono simpatiche e scherzose fin da subito.
La sera qualche dipendente scatta un po' di foto ai tavoli e successivamente le condivide su Facebook, dove ognuno, se vuole, può liberamente entrare nel profilo del locale e curiosare. La specialità del locale sono i "chupiti", i "bicchierini" da bere tutti d’un fiato. Infatti si definisce shot bar. Ce ne sono di tutti i tipi, alla frutta, alla panna, forti o leggeri. (Matteo Spanò)

sabato 14 maggio 2011

Tre simboli di Treviso

DUOMO
La Cattedrale di San Pietro Apostolo è il principale luogo di culto di Treviso e sede della diocesi locale. La cattedrale, consacrata a san Pietro Apostolo, Si affaccia su piazza del Duomo, caratterizzata da una forma piuttosto asimmetrica e allungata.
Le sue origini risalgono all'età paleocristiana e fu costruita in un'area centralissima della città, dove, come testimoniano i reperti, sorgevano un tempio, un teatro e, forse, delle terme. Tra l'XI e il XII secolo l'area assunse l'impianto attuale e lo stesso duomo fu modificato secondo lo stile romanico (di questo periodo è la cripta). Nel Settecento si preferì demolire l'edificio per ricostruirlo in stile neoclassico, seguendo il progetto dell'architetto castellano Giordano Riccati.
Il Duomo è caratterizzato da sette cupole, cinque poste nella navata centrale ed altre due che chiudono le cappelle. La facciata attuale, del 1836, è costituita da un’ampia scalinata coronata da un imponente pronao a sei colonne ioniche. Ai lati della scalinata sono posti i due leoni stilofori in marmo Rosso di Verona che reggevano il protiro dell'edificio romanico. L'unico reperto dell'età romanica ancora esistente è l'antico portale, ricostruito verso l'interno nel 2005. Sul lato destro dell'edificio, verso Calmaggiore, si può notare un bassorilievo romano raffigurante una baccante inglobato nella muratura.
L'interno si presenta a tre navate, con cappelle laterali e tre absidi finali; sotto di essi l'antica cripta con le tombe dei Vescovi della città. Nel tempio sono sepolti due beati: le spoglie del vescovo della città beato Andrea Giacinto Longhin il beato Arrigo da Bolzano, morto a Treviso nel 1315.
Al centro si trova l'altar maggiore, profondo quanto la navata caratterizzato da diversi apparati decorativi quali l'affresco del catino absidale o gli stalli del coro, dedicati ai canonici e ai presbiteri durante le grandi concelebrazioni episcopali. L'altare, consacrato dal Vescovo Paolo Magnani nel 1999, è costituito dal primitivo sarcofago che conteneva la spoglie del Beato Andrea Giacinto Longhin.
Di notevole importanza è l'organo monumentale, costruito dalle ditte Kuhn e Hradetzky nel 2000, in occasione dell'Anno giubilare, a trasmissione meccanica e collocato in una cappella laterale al centro della navata.
La tozza mole del Campanile deve la sua incompletezza, secondo la tradizione, all'opposizione dei Dogi di Venezia onde impedire che potesse superare in altezza quello della Basilica di San Marco.

SAN NICOLO’
La chiesa di San Nicolò, per dimensioni, è la più grande costruzione del genere della città, superando anche il Duomo.
La chiesa si trova sulla riva sinistra del Sile, ed  annesso all'edificio è l'ex convento dei domenicani, oggi seminario vescovile.
L'edificio fu costruito all'inizio del XIV secolo dai Domenicani grazie ai 70.000 fiorini che aveva lasciato il trevigiano fra' Niccolò Boccassino, più noto come papa Benedetto XI. Si sa tuttavia che già dal 1231 il governo locale finanziava dei progetti per la costruzione di una chiesa ad una navata. Restaurata a metà Ottocento, ha subito gravi danni durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Lo stile della costruzione è gotico: le forme sono infatti semplici e massicce, ma al contempo eleganti e proiettate verso l'alto. L' abside gotica è particolarmente slanciata, con tante finestre molto alte e strette fra nervature sottili. La pianta, a croce latina, è partita in tre ampie navate. Le colonne, che reggono il semplice soffitto ligneo carenato, riportano affreschi di Tomaso da Modena e della sua scuola. A ciascuna navata corrisponde un abside; in quello centrale, il presbiterio, si trova il monumento funebre di Agostino Onigo. Sempre nell'abside si trova una tavola raffigurante Madonna in trono con angelo musicante. Sulla navata di destra, in posizione sopraelevata, si trova il grande organo di Gaetano Callido con le ante dipinte da Giacomo Lauro. A fianco trova sede un grande affresco rappresentante San Cristoforo.
Da ricordare i particolari raffiguranti Ugo di Saint-Cher e Nicolò di Rouen, ritenute le prime opere pittoriche a riportare rispettivamente degli occhiali e una lente d'ingrandimento

LOGGIA DEI CAVALIERI
La Loggia dei Cavalieri si erge in Via Martiri della Libertà ed è unica nel suo genere in Europa. L’edificio fu realizzato nella seconda metà del Duecento, all’epoca del podestà Andrea da Perugia. Inizialmente, servì come luogo per convegni e conversazioni, nonché per il gioco degli scacchi ed altri svaghi, esclusivamente riservati a nobili e cavalieri. La sua destinazione cambiò verso la fine del 1388, quando su Treviso si estese il governo della Serenissima. A partire da quell’anno, l’edificio cadde in rovina; intorno al 1550, dentro la Loggia fu costruita addirittura una casa. Poi la Loggia fu adibita a deposito di legname e di botti; nella seconda metà dell’Ottocento fu utilizzata come deposito e rivendita di casse da morto. Nel 1889 la Loggia fu acquisita dal Comune di Treviso, e intorno al 1910 subì un profondo restauro.
La Loggia è un’architettura singolare, di grande semplicità e leggerezza, tipico esempio di quel romanico trevigiano che risente dell'eleganza bizantina lagunare. E' una sorta di piazza coperta in mattoni e a pianta quadrilatera irregolare, con un tetto in coppi. E’ aperta su ognuno di tre lati da cinque arcate su esili colonne quadrate in pietra d’Istria, con capitello liscio. La copertura piramidale, quasi un enorme cappello, è molto sporgente su modiglioni lignei sagomati ed ha una complessa struttura interna, nascosta da un soffitto ligneo a travicelli. Nello spazio interno s’innalza una grossa colonna, per metà in granito violetto, su cui grava gran parte del peso della copertura.
Inizialmente l’edificio era tutto affrescato. La decorazione fu rinnovata già nel 1313 con ricchi ornati policromi a fasce geometriche e vegetali, stilizzate. L’esterno fu abbellito da un fregio con scene di cavalieri, mentre l’interno fu decorato con scene tratte dal francese "Roman de Troie". Qualche resto di queste decorazioni si scorge ancora, specialmente nei sottarchi. Restaurato nel 1911, l'edificio fu danneggiato dai bombardamenti nel 1944 e poi ricostruito col materiale originale. A partire dalla metà degli anni ’60 del Novecento, prima dell’ultimo restauro, la Loggia ha ospitato a lungo un suggestivo mercatino di libri usati e di giocattoli.

sabato 7 maggio 2011

Gastronomia Trevigiana

Dal punto di vista eno-gastronomico la città è conosciuta principalmente per due cose: il radicchio rosso di Treviso (di cui abbiamo già parlato in un precedente post) e lo Spritz (un aperitivo molto apprezzato dai giovani trevigiani). Lo Spritz, in realtà di origine austriaca, è semplicemente vino bianco allungato con l'acqua, ma da una decina di anni a questa parte viene aggiunto anche Aperol, Campari o Select, e l'immancabile fettina di arancia.

Altri piatti tipici sono: risi e bisi (riso con i piselli), pasta e fasioi (pasta con i fagioli), sardee in saor (sardine con la cipolla), sopa coada (zuppa di piccioni). Tra i vini prodotti nella provincia spiccano per qualità il Prosecco e il Cabernet.

Il Tiramisù

Secondo alcuni il Tiramisù, dolce ormai diffuso in tutto il mondo, sarebbe nato in un ristorante di Treviso negli anni '60 e, secondo la tradizione, il nome deriva dal fatto che i frequentatori delle case chiuse dovevano, dopo l'incontro "amoroso" appunto "tirarsi su".

Dolce tipico, ma meno conosciuto al di fuori della regione, è la Fregolotta, una sorta di crostata molto dura ma ricca di burro, sale e zucchero. I trevigiani amano mangiare la Fregolotta assieme ad un buon bicchiere di prosecco fresco e frizzante.

Treviso vanta anche un'autonoma ricetta nella preparazione delle frittole, che si consumano in abbondanza durante il carnevale. Le frittole sono diverse da quelle veneziane (più conosciute) ma non di minor gusto. Purtroppo è una piccola tradizione che conoscono le signore di una certa età ma che si sta perdendo.


lunedì 2 maggio 2011

Il Radicchio Trevigiano


E' il prodotto più noto e caratteristico della campagna trevigiana, e arriva d'inverno, insieme ai primi freddi, tra Treviso e Castelfranco. C'è persino la Strada del Radicchio, un fantastico itinerario turistico che porta il visitatore alla scoperta delle produzioni tipiche, ma anche dei monumenti e dei tesori artistici del territorio.


Il fiume Sile, dicono gli esperti, è per il radicchio un elemento chiave del processo di imbiancamento, ottenuto mediante l’immersione dei cespi nelle sue acque di falda. Il risultato, una specie di miracolo della natura, è una verdura che sembra un fiore, con le sue venature bianche e rosse e la sua forma particolare.


Le varietà di radicchio "certificate" (cioè con tanto di sigillo di garanzia IGP del Consorzio di tutela) sono tre. 

  1. Il Radicchio Rosso di Treviso Tardivo, cioè lo “spadone”, quello più tipicamente trevigiano e maggiormente utilizzato in gastronomia. Si presenta con un cespo allungato e delle foglie serrate e avvolgenti di un bel colore rosso vinoso con costola dorsale grossa e senza nervature secondarie evidenti; è croccante e di sapore leggermente amarognolo. Lo si può gustare crudo in insalata, ma soprattutto cotto, vale  a dire fritto, ai ferri, stufato. Il risotto ottenuto con questo prodotto della natura è semplicemente sublime. 
  2. Il Radicchio Rosso di Treviso Precoce, che si distingue non solo perché giunge sul mercato in anticipo rispetto al tardivo (a partire da settembre anziché da dicembre), ma anche per i grossi cespi allungati, con foglie meno carnose a lembo ampio avvolgente di colore rosa smagliante, con costola centrale bianca che si dirama sul lembo stesso. 
  3. Il Radicchio Variegato di Castelfranco, che ha una forma totalmente diversa rispetto ai due precedenti. Si presenta con ampie foglie aperte e "morbide volute rococò," come spiegano i suoi tanti estimatori con vena poetica. Presenta, inoltre, le pagine fogliari lisce ed increspate, colorate con sfumature che vanno dal giallo al verde tenui, striate di porpora e di giallo. Il sapore va dal dolce al gradevolmente amarognolo molto delicato (un altro poema, d'accordo, ma così viene descritto da coloro che sanno).

Diciamo inoltre che i Radicchi trevigiani sono il risultato del paziente processo di imbianchimento-forzatura al quale vengono sottoposti dopo la raccolta, che deriva dall’antica ricerca da parte dei contadini di conservare più a lungo possibile nei periodi invernali il radicchio prodotto nei campi.

Tutte e tre le varietà sono una vera prelibatezza che il buongustaio potrà apprezzare direttamente sul luogo di produzione, magari in abbinamento al Prosecco e agli altri vini Doc della pedemontana e del Piave o nei locali di chi da decenni lo sa esaltare in risotti e insalate, in preparazioni a base di carne e pesce e persino nei dessert.


La tecnica di forzatura di cui parlavamo prima, che è necessaria per ottenere il prodotto finale tipico, è stata utilizzata per la prima volta nella metà del XVI secolo.



E' importante anche sottolineare che il Radicchio ha proprietà depurative, diuretiche, toniche e lassative; che facilita la digestione e la funzione epatica e stimola la secrezione biliare; che, infine, è ben tollerato da tutti gli stomaci. Ma, attenzione, quando si acquista, le foglie non devono essere appassite o troppo bagnate: il contenuto vitaminico dipende, infatti, dalla maggiore o minore freschezza. 

Per quanto riguarda la conservazione, il Radicchio può stare in frigorifero alcuni giorni. 

Infine una curiosità "tecnologica": i semi del Radicchio Rosso di Treviso e del Variegato di Castelfranco sono andati anche in orbita sullo Shuttle nella missione STS-95 del 1998, nell'ambito del progetto Sem della Nasa, mirato alla sperimentazione sugli effetti della microgravità. 


Fare sport a Treviso





Lo sport trevigiano, che ha mietuto molti successi a livello nazionale ed europeo, conta 1.300 associazioni, 10.000 dirigenti, 80.000 tesserati. La Provincia di Treviso, sostengono orgogliosamente i trevigiani, rappresenta la terra dello sport per eccellenza. Nella Marca, in effetti, è possibile praticare quasi ogni tipo di disciplina, dal calcio al rugby, dal volley al basket, dal canottaggio alle bocce e via dicendo. Esistono almeno due impianti sportivi per comune e lo sport rappresenta anche un importante fonte di indotto economico grazie al turismo settoriale e al distretto dello sportsystem e della bicicletta.


I nomi o le sigle da citare sarebbero tantissimi; quindi non ci imbarchiamo in un elenco interminabile, tuttavia non possiamo non citare Benetton Rugby, Sisley Volley, Treviso Calcio e Benetton Basket.
Si possono inoltre praticare diverse attività sportive piuttosto eccezionali (cose, cioè, che normalmente uno neanche si sogna...). Cliccate qui per scoprire di cosa stiamo parlando.