E' il prodotto più noto e caratteristico della campagna trevigiana, e arriva d'inverno, insieme ai primi freddi, tra Treviso e Castelfranco. C'è persino la Strada del Radicchio, un fantastico itinerario turistico che porta il visitatore alla scoperta delle produzioni tipiche, ma anche dei monumenti e dei tesori artistici del territorio.
Il fiume Sile, dicono gli esperti, è per il radicchio un elemento chiave del processo di imbiancamento, ottenuto mediante l’immersione dei cespi nelle sue acque di falda. Il risultato, una specie di miracolo della natura, è una verdura che sembra un fiore, con le sue venature bianche e rosse e la sua forma particolare.
Le varietà di radicchio "certificate" (cioè con tanto di sigillo di garanzia IGP del Consorzio di tutela) sono tre.
- Il Radicchio Rosso di Treviso Tardivo, cioè lo “spadone”, quello più tipicamente trevigiano e maggiormente utilizzato in gastronomia. Si presenta con un cespo allungato e delle foglie serrate e avvolgenti di un bel colore rosso vinoso con costola dorsale grossa e senza nervature secondarie evidenti; è croccante e di sapore leggermente amarognolo. Lo si può gustare crudo in insalata, ma soprattutto cotto, vale a dire fritto, ai ferri, stufato. Il risotto ottenuto con questo prodotto della natura è semplicemente sublime.
- Il Radicchio Rosso di Treviso Precoce, che si distingue non solo perché giunge sul mercato in anticipo rispetto al tardivo (a partire da settembre anziché da dicembre), ma anche per i grossi cespi allungati, con foglie meno carnose a lembo ampio avvolgente di colore rosa smagliante, con costola centrale bianca che si dirama sul lembo stesso.
- Il Radicchio Variegato di Castelfranco, che ha una forma totalmente diversa rispetto ai due precedenti. Si presenta con ampie foglie aperte e "morbide volute rococò," come spiegano i suoi tanti estimatori con vena poetica. Presenta, inoltre, le pagine fogliari lisce ed increspate, colorate con sfumature che vanno dal giallo al verde tenui, striate di porpora e di giallo. Il sapore va dal dolce al gradevolmente amarognolo molto delicato (un altro poema, d'accordo, ma così viene descritto da coloro che sanno).
Diciamo inoltre che i Radicchi trevigiani sono il risultato del paziente processo di imbianchimento-forzatura al quale vengono sottoposti dopo la raccolta, che deriva dall’antica ricerca da parte dei contadini di conservare più a lungo possibile nei periodi invernali il radicchio prodotto nei campi.
Tutte e tre le varietà sono una vera prelibatezza che il buongustaio potrà apprezzare direttamente sul luogo di produzione, magari in abbinamento al Prosecco e agli altri vini Doc della pedemontana e del Piave o nei locali di chi da decenni lo sa esaltare in risotti e insalate, in preparazioni a base di carne e pesce e persino nei dessert.
La tecnica di forzatura di cui parlavamo prima, che è necessaria per ottenere il prodotto finale tipico, è stata utilizzata per la prima volta nella metà del XVI secolo.
E' importante anche sottolineare che il Radicchio ha proprietà depurative, diuretiche, toniche e lassative; che facilita la digestione e la funzione epatica e stimola la secrezione biliare; che, infine, è ben tollerato da tutti gli stomaci. Ma, attenzione, quando si acquista, le foglie non devono essere appassite o troppo bagnate: il contenuto vitaminico dipende, infatti, dalla maggiore o minore freschezza.
Per quanto riguarda la conservazione, il Radicchio può stare in frigorifero alcuni giorni.
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